domenica 28 novembre 2010

Ritorno?

Provo una strana sensazione mentre riempio nuovamente il rettangolo bianco del post.
Si, è passato molto tempo dall'ultima volta che ho riempito un rettangolo come questo, le motivazioni sono molteplici, trasnquilli non starò qui a scriverle tuttte, cercando di analizzare profondamente ogni sensazione che mi portava a non pubbliccare. Si, perchè di pubblicare si trattava non scrivere, quello ho continuato a farlo, ma poi mancava quel qualcosa, quel qualcosa che porta a mostrare il proprio "lavoro", forse semplicemente non avevo nessuno per cui farlo.
Quello che mi ha convinto a provare a ricominciare, è stata la profonda sensazione di angoscia per il futuro, quel buco nero che ti porta via le forze all'imboccatura dello stomaco, sicuramente tutti conoscete questa sensazione e se non la conoscete potete solo considerarvi fortunati.
Come combatterla? si, insomma, diciamo che ci sono 2 sistemi: non pensarci e trovare una soluzione, la seconda presuppone un analisi della questione da dove deriva questa angoscia e aprire il sipario sulla causa, il primo è talmente facile che non lo spiego.
Il problema è che il futuro, per essere tale, deve essere un salto nel vuoto.
Per chi studia la domanda più comune , ma anche la più temuta a mio avviso, è: "Dopo?" te la pongono tutti e tutti chiedono seplicemente una risposta, alcuni c'è la hanno ma altri no, come me del resto ovviamente.
Io provo a non pensarci, lascio semplicemente che le cose accadano e questo non mi piace; mentre scrivo queste righe mi ronza in testa la canzone "Ballad of Easy raider", con i 2 protagonisti in moto che viaggiano lungo una strada, non importa quali luoghi attraversa, ma solo dove li porterà.
C'è uno sfumato di destino nel viaggio , nel viaggio che può essere interiore o esteriore, eppure ti conduce verso la strada che, a mio avviso, è tracciata.
Libertà cosè la libertà se non una sensazione, un credo, potrebbe essere un altra sensazione felicità certo ma anche angoscia; perchè in fondo non si è mai veramente liberi, fin tanto che si esiste in un contesto. Per essere liberi bisogna annullare il contesto, ma il problema è farlo senza annullare noi stessi - e qui arriva il paradosso- saremmo ancora noi senza le nostre cose, le nostre passioni, i nostri ricordi, i nostri dolori, le nostre ferite mai rimarginate li in attesa di ri-aprirsi non appena le dimentichiamo?No, non credo, non credo che una persona sia ancora se stessa senza i sui ricodi. Noi siamo i nostri ricordi.
Credo che i ricordi siano quella cosa che nessuno, nessuno potrà mai portarti via; questa è forse una delle poche cose che portiamo con noi quando appunto saltiamo nel vuoto.